Sequenziato il genoma dell’ameba Naegleria gruberi
Com’era la Terra un miliardo e mezzo di anni fa? E che organismi la popolavano?
Nel lungo cammino evolutivo che dai batteri porta agli esseri umani, una tappa fondamentale si verificò circa 1.5 miliardi di anni fa, quando i microbi iniziarono a “costruire” compartimenti cellulari ove riporre i loro materiali, ad esempio il DNA all’interno del nucleo, o facendo finire tutto il macchinario energetico all’interno dei mitocondri.
Alcuni scienziati hanno di recente sequenziato il genoma di uno strano organismo unicellulare chiamato Naegleria gruberi, che rappresenta un utile riferimento per comprendere appieno il passaggio da procarioti, in cui tutte le proteine necessarie alla vita “galleggiano” in una specie di minestrone all’interno della cellula, ad eucarioti, che presentano tali proteine organizzate in un sistema altamente compartimentalizzato.
La sequenza, ottenuta dal Department of Energy Joint Genome Institute (JGI) e da analisi degli scienziati dell’University of California – Berkeley, della Lancaster University britannica e da altri centri statunitensi e inglesi, è stata pubblicata oggi, 5 marzo, nella rivista Cell.
“In un certo senso, l’analisi del genoma di Naegleria ci mostra come sarebbe potuto essere il nostro pianeta più di un miliardo di anni fa, e il tipo e le caratteristiche degli organismi che lo abitarono” dice Simon E. Prochnik, bioinformatico del JGI e di Berkeley, e coautore dell’articolo su Cell.
Un organismo dalla tripla personalità: caccia batteri sottoforma di ameba, nuota in forma flagellata e diventa quiescente nelle sembianze di cisti
Naegleria è un ameba comune nel suolo – l’organismo sequenziato è stato tratto dal fango di un boschetto di eucalipti nel campus di Berkeley – che, in condizioni di stress, sviluppa rapidamente due flagelli, simili alla coda di uno spermatozoo, che usa per nuotare nelle pozze.
Inoltre può assumere una terza sembianza, diventando una dura cisti, che può resistere a lungo nel suolo fino a quando l’ambiente diventi abbastanza caldo e umido per permetterle di riassumere la forma vegetativa di ameba.
“Questo organismo unicellulare caccia e mangia i batteri sottoforma di ameba, nuota in giro alla ricerca di un ambiente migliore nella forma flagellata, e si ferma al sicuro aspettando tempi migliori nelle sembianze di cisti” dice Prochnik. “La trasformazione da ameba a cellula flagellata, come quello che si riscontra in N.gruberi, è evento molto raro”
Non sorprende dunque che il genoma di tale organismo possegga molti geni che permettono queste tre distinte “identità”: sono stati identificati ben 15727 geni codificanti proteine, un gran numero se consideriamo che l’essere umano ne possiede circa 23000 codificanti.
Continua Prochnik: “Naegleria ha un sacco di geni perchè ha uno stile di vita molto più complicato della maggior parte degli organismi unicellulari (in particolare dei parassiti), il che gli assicura una estrema versatilità: Naegleria contiene tutte le informazioni genetiche necessarie per sopravvivere in un gran numero di ambienti diversi e ad una vasta gamma di sollecitazioni”
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